sabato 24 dicembre 2011

Estorsione, violenza sessuale, minacce Arrestato a Roma "guru" di una setta

ROMA - Era il capo della setta "Re Maya", con un migliaio di adepti. Secondo i pm che oggi lo accusano, avrebbe abusato sessualmente di bambine di 10-12 anni e delle loro madri e ottenuto denaro con l'inganno. Tutto attraverso la sua associazione, che tra le mille finalità rivolte al sostegno delle persone in condizione di disagio - ragazzi deviati, famiglie in difficoltà, carcerati, disabili, tossicodipendenti - aveva anche quella della lotta agli abusi sui minori. Sedicente ricercatore nel campo del Dna, avrebbe violentato madri e figlie per "curare il loro karma".


Danilo Speranza, 62 anni, romano - "guru" del gruppo e sedicente "Settimo saggio" - è stato arrestato dagli agenti della polizia municipale di Roma dell'VIII Gruppo diretto dal comandante Antonio Di Maggio. Deve rispondere di violenza sessuale, truffa aggravata, induzione a pericolo immaginario, false dichiarazioni all'autorità giudiziaria. Rischia anche l'accusa di riduzione in schiavitù. Nel corso delle perquisizioni nella sua abitazione di via Monte Mario gli agenti hanno trovato denti, capelli, feticci e bambole voodoo. "Mi sento male" avrebbe detto al momento dell'arresto il santone, che secondo gli investigatori sottoponeva bambini e mamme a rapporti "molto violenti". Le perquisizioni, almeno 15, proseguono a Roma e in provincia, in particolare a Tivoli, nelle abitazioni dei soggetti legati all'uomo.


Speranza, secondo l'accusa, convinceva le donne ad affidare ad altre famiglie i loro figli e si faceva intestare contratti e proprietà grazie alla copertura della comunità "Re Maya", da lui fondata negli anni '80. Nella sede principale della sua associazione in via dei Sabelli, raccontano i commercianti della zona, c'era sempre "una marea di gente". Vetri oscurati, un portone bianco e un cartello: "'Vietato l'ingresso a persone estranee all'ufficio". Lui "un signore assolutamente normale", vestito spesso in giacca e cravatta, qualche volta a spasso con il cane.


Dalle indagini è emerso tra l'altro che Speranza tentava di accreditarsi tra associazioni di musulmani prima a Napoli e poi a Roma. Aveva contatti anche con i gruppi eversivi e del fondamentalismo islamico ed era in collegamento con il giornalista iraniano della stampa estera arrestato nei giorni scorsi 1 a Milano con l'accusa di traffico di armi. Speranza è stato arrestato nel quartiere Montesacro. L'ordine di arresto è partito del Procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy, che con i pm Maria Teresa Pena e Stefania Stefania ha accolto la richiesta del gip Cecilia Angrisano. Tra le esigenze di custodia cautelare in carcere, "il tentativo di Danilo Speranza di ottenere immunità diplomatiche e contatti all'estero con la disponibilità di ingenti somme di denaro ottenute attraverso elargizioni degli adepti". Dalle testimonianze di alcuni di loro, infatti, emerge che qualcuno avrebbe versato fino a 80 mila euro, svuotando il conto corrente.


Le indagini sono iniziate un anno e mezzo fa, dopo le denunce di violenza sessuale di alcune ragazze che si sono rivolte al Comando di polizia municipale di Tor Bella Monaca e sono state assistite dal Centro antiviolenza della Regione. Sarebbero una ventina le giovanissime vittime di abusi, tutte romane, residenti soprattutto nel quartiere di Tor Bella Monaca. Tra loro, anche tossicodipendenti di 15-16 anni, che le famiglie affidavano al "guaritore" affinché le allontanasse dalla droga. Dopo aver intrapreso il "cammino" di violenza e sopruso indicato da Speranza, venivano alloggiate in diverse strutture dislocate nel quartiere San Lorenzo, tutti appartamenti riconducibili alle associazioni del circuito "Maya".


La violenza che Speranza avrebbe ripeturo periodicamente sulle bambine, figlie di adepte della sua setta, veniva giustificata dalla "necessità di modificare il loro karma e trasmetterle a tale scopo il suo Dna sano e curativo che avrebbe impedito il compimento del suo negativo destino e risparmiato alla madre le sofferenze altrimenti inevitabili". Lo si legge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, in cui si sottolinea come l'uomo avesse la capacità di condizionare psicologicamente le persone attraverso minacce, arrivando a "terrorizzare le ragazzine facendo temere che lui avesse poteri sovrannaturali". Tra le intimidazioni, quella di "escluderle dall'associazione Maya" di cui alcune di loro facevano parte sin dalla nascita.


La tela dell'associazione arrivava fin nelle scuole, nelle carceri. Aveva organizzato corsi di difesa personale nella Scuola Saffi, nel quartiere di San Lorenzo, con l'obiettivo di dare vita a una scuola di arti marziali. Speranza illustrava sul suo sito, non più raggiungibile, progetti per tenere corsi di yoga nelle carceri italiane: daol 1994 collaborava con il carcere di Rebibbia, con particolare attenzione ai detenuti con disagio psichico. Minori, alcolisti, tossicodipendenti e disabili: queste le categorie alle quali parlava "Maya", il cui progetto prevedeva la realizzazione, in Somalia, di un villaggio da mezzo milione di dollari dove ospitare 10mila bambini abbandonati, orfani o mutilati da 0 a 19 anni. Due architetti erano stati incaricati di elaborare lo studio di fattibilità. Speranza è anche l'inventore del "destrutturatore molecolare", marchingegno - a suo dire - in grado di risolvere il problema della fame del mondo trasformando i rifiuti in cibo.


Tutto ciò veniva esposto ai suoi con il linguaggio della suggestione. E dell'estorsione. Il denaro sottratto alle vittime sarebbe servito a svolgere fantomatiche ricerche scientifiche nel campo delle discipline 'new age' e delle filosofie orientali. "La mia completa fiducia in Speranza - ha raccontato agli inquirenti uno degli adepti - mi ha indotto a contrarre due mutui per finanziare Maya Verde, la macchina dell'ingegnere, per un totale di circa 19.000 euro". In alcuni casi, Speranza inviava sms minacciosi: "Avviso ai soci, serve aiuto economico. Si prega di non voler partecipare sempre i soliti 30 alla fondazione. E' inutile puzzare di m... e vantare profumo, questo vale per gli altri 220. Arrivederci a qualcuno, addio a molti". Pressioni anche affinché gli adepti frequentassero i suoi corsi: "Starete male se non seguite le mie lezioni". I suoi allievi, del resto, erano tutti erano convinti - come ha dichiarato il testimone - che lui avesse la possibilità di proteggerli dalle negatività del destino attraverso un "tetto karmico".


La setta, spiega il comandante Di Maggio, aveva sede nel centro di Roma "ma i reati venivano consumati anche nella zona nord della capitale e in provincia, fino a Fiano Romano e nella zona di Tivoli. Il gruppo contava un migliaio di adepti, ufficialmente coinvolti nelle attività del gruppo". Dal sito di Speranza, dice ancora Di Maggio, "risulta che fosse anche presidente dell'Ami, Associazione musulmani d'Italia". Online si poteva leggere: "Per incarico dell'Ami, ci è stata affidata l'assistenza legale e la tutela dei diritti degli islamici nelle carceri italiane". Il fine era contribuire ad attenuare la loro situazione di disagio favorendo il reinserimento nel tessuto sociale. Lo yoga è lo strumento principe, il "primo passo verso il rispetto e l'amore per il mondo". Amore ricorrente in tutti i progetti dell'associazione, dalle case di reclusione alle case famiglia. "Sentire il valore della parola 'amore' a un livello interiore più profondo - aveva scritto Speranza sul web - si esprime nell'aiuto e nella solidarietà rivolta a persone disagiate, in condizioni di vita precarie e bisognose di sostegno ". L'identikit perfetto delle sue vittime.


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/16/news/arrestato_guru_di_una_setta-2688858/

Nessun commento:

Posta un commento